Sciopero dei consumatori?
Diciamo, allora, che lo sciopero dei consumatori ha solo un valore morale: di testimonianza della crescente scontentezza dei consumatori (perché se le parole hanno un senso sono i consumatori a protestare, non la “classe operaia”), stanchi e preoccupati di non poter più consumare come in passato. Il che ha un significato più profondo: perché - piaccia o meno - la società di mercato può definirsi tale, grazie alla sua capacità di rendere felici le persone moltiplicando il consumo individuale dei beni più diversi. Quindi chi, per così dire, scenderà in piazza, non appartiene sicuramente alla famiglia dei nemici del capitalismo. E aggiungiamo pure che, per quel che riguarda la situazione italiana, per far rientrare la protesta, basterebbe diminuire l’ imposizione fiscale sulla benzina in favore di consumatori, già spremuti a sufficienza. I quali, certamente, apprezzerebbero. Ma i professori, o almeno certi professori, si sa, sono molto rigidi. E preferiscono farsi del male da soli…
Tuttavia, il punto è un altro. Quale? Che se, per ipotesi, si introducessero misure restrittive della libertà di mercato, i beni sparirebbero, e i consumatori, se ci si passa il bisticcio di parole, consumerebbero ancora di meno. Però il consumatore non ama molto sentirsi dire queste cose antipatiche. Aspira a possedere, come quel leggendario marito, la botte piena e la moglie ubriaca…
Carlo Gambescia
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