Un
solo Hollande non fa primavera…
Che
gli lettori penalizzassero i governi, costretti a prendere dure misure
anticrisi, era ed è nell’ordine naturale
delle cose politiche. Così come è scontata la crescita, più o meno moderata,
dei movimenti radicali rispetto alle forze politiche riformiste e
liberal-conservatrici al governo.
Adesso
il vero quesito, soprattutto in Francia e Grecia, è come riuscire conciliare
rigore e crescita, due prospettive che mal si conciliano insieme, all’interno di politiche economiche “della lesina”. Come aumentare la spesa pubblica, diminuendo le tasse? Come far crescere la domanda a fronte di un
tasso di disoccupazione in ascesa? E
soprattutto come difendersi dalle correnti speculative sui debiti sovrani,
senza affossare un’importante fonte di finanziamento della spesa pubblica? E infine, come evitare che il sistema
bancario continui a perdere colpi, senza però favorire ondate speculative,
favorite dalle stesse banche rifinanziate?
Come
si vede sono problemi di non poco conto. E che possono essere risolti ( o più
semplicemente avviati a soluzione) solo in chiave europea, dove
però il peso di un Germania, tesa a
non farsi carico del debito pubblico
degli altri paesi europei, resta determinante, Come è rilevante il ruolo della
Bce, così legato al rispetto di rigide
politiche di bilancio.
In
questo senso, gli appelli pur interessanti alla crescita, del neo-eletto
Hollande, rischiano di
restare tali, e per due ragioni: a)
difficoltà oggettive di far
collimare rigore e crescita b) pre-potere, come dire, soggettivo della Germania e della Bce.
Quali
sono i rischi? In primo luogo, il
prolungamento della fase di recessione
in atto; in secondo luogo, la progressiva crescita della protesta sociale e politica;
in terzo luogo, l’uscita dalla Ue, dei paesi economicamente a rischio; in
quarto luogo, la nascita di un’Europa, a due o tre velocità e quindi priva di
un qualsiasi profilo di “compattezza”
geopolitica.
Ovviamente,
parliamo di conseguenze (ammesso che si concretizzino) che andrebbero a
svilupparsi nel corso dei
prossimi quattro cinque anni. E
non tutte insieme, generando perciò reazioni e contro-reazioni politiche, e
quindi resipiscenze e aggiustamenti,
anche a livello governativo, magari in direzione di un ritorno, obtorto collo, a politiche imperniate sulla domanda e non
come ora sull’offerta. O comunque di
trovare un punto di equilibrio tra le due politiche. Se ci si consente la battuta: la Germania e la Bce dovrebbero
“hollandesizzarsi”: un solo Holland non
può fare primavera…
Non
esistono, insomma, ricette sicure. Pertanto l’unico consiglio che possiamo dare
è quello di guardarsi dai “grandi semplificatori":quelli che dichiarano ai
quattro venti di avere ricette sicure in tasca. Di regola, la via più breve è
quella preferita dai cretini politici.
Carlo Gambescia
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