La
politica estera dell’Italia?
Sopravvivere
Perché meravigliarsi della débâcle di Monti in Europa? Forse con Berlusconi le
cose andavano meglio? E prima ancora con Prodi?
Non è difficile capire che l’Italia, geopoliticamente, con la caduta del Muro
ha perso qualsiasi interesse per gli alleati americani ed europei. È una
fortezza vuota... Al massimo, finché sarà politicamente possibile, lo Stivale
potrà svolgere il ruolo di centro logistico e di smistamento verso il Medio
Oriente. Oppure di fornire, in modo limitato, truppe Nato, più o meno cammellate.
A questo fattore geopolitico, ne vanno aggiunti altri due. Il primo è
economico. In questo campo, l’apporto che può dare l’Italia alla soluzione
della crisi è ridottissimo. Il potenziale economico italiano all’ interno della
Ue resta a una cifra. Perciò non ha alcun potere di condizionare il predominio
economico tedesco.
Il secondo fattore è di tipo culturale. All’estero si diffida dell’Italia:
uomini politici di nessuna caratura, frequenti cambi di governo, divisioni
interne, antica vocazione alle faide e al tradimento.
Certo, il “Bel Paese” rappresenta per molti stranieri un ottimo luogo per
andare in vacanza. In fondo, il nostro ruolo attuale è quello di consigliare al
turista giapponese a quali temperature bere il vino bianco dei Castelli Romani…
Oppure da quale punto fotografare Fontana di Trevi... Tutto qui.
Purtroppo, sotto quest’ultimo aspetto la telefonata tra Schettino e il
Comandante della Capitaneria di Porto, che ha fatto il giro del mondo, non
gioverà all’immagine dell’Italia… Infatti, la codardia mostrata dal Comandante
della Concordia, sembra proprio confermare il peggiore stereotipo dell’italiano
irresponsabile e traditore.
Insomma, parliamo di una media-piccola potenza, che tra le due guerre tentò di
farsi grande pur non avendone i mezzi, costretta a navigare a vista - o se si
preferisce a sopravvivere - per le ragioni strutturali di cui sopra. Quindi
rassegnarsi.
Il che può anche non piacere, ma non possiamo farci nulla. La realtà non è mai
romanzesca, è storica. E la storia si vendica sempre. Purtroppo.
Carlo Gambescia
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