Chiudiamo l’anno, un anno pessimo per gli italiani, con i
versi di Remo Remotti: artista nel senso più ampio e ricco del termine, che non
ha bisogno di presentazioni. Roma è l’Italia, l’Italia è Roma? Remotti, novello
Marziale, non lo afferma, ma neppure nega. Il suo atteggiamento nei riguardi
della Capitale, ricorda quello degli italiani verso la patria: un misto di
amore e odio. La Roma
scolpita da Remotti è quella degli anni Cinquanta... In fondo, crediamo, visto
che siamo nati e viviamo nella "Città Eterna", non molto diversa per
mentalità dalla Roma di oggi. O no?
.
Mamma Roma: addio!
di Remo Remotti
A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che
sei matto?
Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma
del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie,
delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e
Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza
panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle
mosciarelle...
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle
approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai
puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici
postali e dell'anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli
impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse,
dove ci voleva una raccomandazione...
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle,
degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano,
delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma
delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei
Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca,
quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella
turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell'orchestrina a piazza
Esedra, la Roma
fascista di Piacentini...
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del
Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell'Altare della Patria,
dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno –
quella Roma che è meglio di Milano...
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma
fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma
dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei
Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella
Roma dove non c'è lavoro, dove non c'è una lira, quella Roma del "core de
Roma"...
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana,
di Campo de' Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei
"che c'hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella
Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta
ancora il nome di Mussolini. Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma:
Addio!
...E poi ce so' tornato!
Remo Remotti
Per ascoltare "Mamma Roma: Addio!" dalla voce, intensa e tagliente, di Remo Remotti:
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