venerdì 11 novembre 2011

Postdemocristiani
Ritorna la "Balena Bianca"?


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Nella Seconda Repubblica ( benché, come pare, stia per arrivare la Terza…), ad ogni crisi governo, alcuni editorialisti tirano fuori l'ever green (Prima Repubblica) della vecchia Democrazia cristiana che “tutto sommato”.. Purtroppo, come si sa, la nostalgia è sempre canaglia: deforma la realtà. Soprattutto quando si rimpiange la cara vecchia “Balena Bianca”. Perché dietro la voglia di Dc fanno capolino tante Democrazie Cristiane immaginarie… Forse troppe, perché - il lettore cripto-democristiano si tenga forte - l’ unità politica dei cattolici non è mai esistita.
Non è esistita davanti al fascismo: i famosi clerico-moderati si gettarono nelle braccia di Mussolini. Né davanti al comunismo, come mostra la storia della sinistra cristiana e di quella dossettiana; per non dire delle varie correnti sinistrorse di natura politico-parlamentari. È invece esistito un blocco elettorale fondato su interessi assortiti, soprattutto durante la Prima Repubblica. E molto meno sui valori, se non come foglia di fico. Va perciò subito chiarito un grande equivoco: l’anticomunismo democristiano deve essere ricondotto alla natura corporativa della società italiana, così bene assecondata dalla Dc.
Una società rissosa che respinse il comunismo nel Primo come nel Secondo dopoguerra, soprattutto per egoismo. E che continuò a rifiutarlo fino a quando non decollò, negli anni Settanta, anche grazie allo sviluppo delle Regioni, il consociativismo degli interessi con un Pci omologato e socio di minoranza della Spa Italia a guida Dc.
Il fatto che non vi sia mai stata “vera” battaglia sui valori, se non nel 1948 ( e parzialmente…), è dimostrato dalle sconfitte referendarie (divorzio e aborto); scontri politici mai sostenuti da “tutta” la democrazia cristiana.
Si dirà: ma come mai la Dc è rimasta al potere per oltre quarant’anni? Presto detto: mondo diviso in blocchi, ma anche governo degli interessi. Ossia capacità democristiana, questa sì, molto chiesastica, di infilare i propri uomini ovunque, cercando di non scontentare le diverse corporazioni: insegnanti, coltivatori, impiegati, imprenditori, eccetera.
Va da sé che l’ideologia interclassista si coniugava benissimo con l’ecumenismo degli interessi: la Dc, in fondo, di necessità faceva virtù. Altro che ricerca dell’ unità politica in nome dei valori cristiani…
Oggi che spazio può esservi per un partito cattolico? E in una società economicamente divisa, dove i valori cattolici - dispiace dirlo - sono in caduta libera?
Prima qualche cifra. L’Udc, partito che si proclama cattolico, alle ultime politiche ha ricevuto oltre 2 milioni di voti alla Camera e 1 milione e 900 mila al Senato. Mentre La “Balena Bianca” alle ultime elezioni cui si presentò unita, quelle del 1992, prese più di 11 milioni di voti alla Camera e 9 milioni al Senato.
La differenza lascia senza parole. Come risalire la china per recuperare un elettore i cui interessi sono ormai difesi da altri?
Del resto se i voti sono finiti in tutti i partiti principali (dal Pdl, Pd, Lega), con soddisfazione degli elettori come attestano risultati elettorali e ricerche, non si capisce perché gli elettori dovrebbero, di punto in bianco, cambiare cavallo e puntare sull’Udc o su un nuovo Rassemblement? Solo perché lo auspicano alcuni onorevoli scontenti delle “nuove case”? E per giunta in nome dei valori cattolici? Ma quali? Se la Dc si reggeva sugli interessi? Lasciamo perdere… Qui si rischia veramente di fare un’operazione verticistica a fondo perduto.
Resta però un’incognita. Se il Pdl dovesse spappolarsi, dividendosi proprio sugli interessi rappresentati, un qualche nuovo centro cattolico, magari di dimensioni più ridotte rispetto alla vecchia Dc, potrebbe, di necessità, raccoglierne l’eredità. Però, attenzione, non intorno ai valori, come spesso invocano le anime belle, ecclesiastiche e non, ma sulla base di puri e laicissimi interessi. E per giunta, raccattati.

Carlo Gambescia

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