Il libro della settimana: Antonio Franchini,
Memorie di un venditore di libri, Marsilio 2011, pp. 78, Euro 9,00
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Anno di grazia 1975, cento chilometri a Sud di Roma, località di mare.
Al giornalaio, chiedo dove sia una libreria… E lui, un piccoletto sui quaranta,
abbronzato come un pescatore, mi risponde: « Song’io! », indicandomi una
botteguccia, proprio alle spalle dell’edicola, senza insegna, seminascosta
dalle foglie di un cespuglioso oleandro in debito di potatura. Accompagnato dal
giornalaio-pescatore entro e trovo una donna scalza, somigliante come una
goccia d’acqua alla Lollobrigida di “Pane Amore e Fantasia”. Una bellezza
selvatica che stira su un tavolaccio strategicamente allineato alla porta di
ingresso, per infilare tutta l’aria fresca in entrata. La Bersagliera non sembra
curarsi di noi. Dagli scaffali non si affacciano tomi, bensì pacchi di
quaderni, confezioni di colori, scatole di matite e materiale vario di
cartoleria e perfino alcuni sacchetti di carbone. I libri invece sono impilati
sul pavimento; ce ne sono addirittura sotto l’asse da stiro, travestiti da
protesi cartacea. Con lo sguardo schedo mentalmente intere collane economiche:
Universale Laterza, Oscar Studio Mondadori, Piccola Biblioteca Einaudi… Il
paradiso della saggistica di allora. Certo, volumetti mal rilegati (come i
vecchi “UL” Laterza), e perciò condannati a spaginarsi. Ma - miracolo! - a
prezzi vecchi. Negli anni dell’inflazione a due cifre i listini correvano, ma
dalla Bersagliera i prezzi erano fermi a cinque anni prima.
Insomma, per farla breve, uscii di lì con una cassetta della frutta, quelle di
una volta a listelli legno, strapiena di libri… Grato al Giornalaio-Pescatore e
alla silenziosa Bersagliera, ma ancora di più al rappresentante che,
evidentemente, disdegnava quella specie di Fortezza Bastiani del libro
economico sulla costa tirrenica.
Ora, chiunque abbia navigato nei misteriosi mari del Sud del libro, come chi
scrive, non deve farsi sfuggire il gustoso racconto di Antonio Franchini,
Memorie di un venditore di libri (Marsilio 2011, pp. 78, euro 9,00). Dove il
vero protagonista non è il simpatico Procolo Falanga, invece solerte e
affabulante visitatore di tutte le Fortezze Bastiani da Napoli in giù, ma quel
Sud profondo, per dirla con Battiato, prima dell’arrivo dell’ l’Idrolitina.
«Zone depresse» dove, ancora negli anni Settanta del Novecento, si considerava
il libro roba da professori, inutile al popolo, se non per pareggiare la
zoppicante gamba di un tavolo uso asse da stiro… Ma diamo la parola al buon Procolo
(al secolo Ferdinando, rappresentante della Mondadori), conosciuto in carne e
ossa da Franchini: « ‘A Calabria? La Calabria è debole in tutto, la Calabria è un peso per
l’Italia. È come se uno tenesse ‘o pede sempre ingessato. Sia sul versante
tirrenico sia su quello ionico noi i libri li davamo a chi vendeva i giornali,
e siccome all’epoca i giornali li vendevano i barbieri, noi là sotto tenimmo nu
cinquanta per cento di clientela che so’ ex barbieri. Non c’erano edicole
all’epoca; dinto add’o barbiere ‘ a gente s’arrucchiava e allora s’accattava
pure ‘ o giurnale. Ce ne steva uno a Belvedere Marittimo, che si chiamava
Nicastro Aristodemo, e un altro, a Lauria Superiore, che si chiamava Astuto
Ciro, che ancora hanno conservato le sedie di barbiere del vecchio locale. E
quando facevano le rese, restituivano i libri con i capelli e i peli in mezzo
alla pagine » .
Una tragedia, anzi una tragicommedia all’italiana, proprio come quella della
Bersagliera del cinema, contesa da Carabinieri e artisti girovaghi. E oggi?
Gomorra, come Franchini ben sa, ha venduto anche al Sud. Evidentemente, il
Mezzogiorno è mutato. Il libro non è più visto come roba da istruiti giacobini.
Probabilmente, grazie all’ Idrolitina della scuola di massa, il Mezzogiorno è
diventato più istruito e moderno. Resta però un pubblico che compra solo
megaseller. Certo, non più dal barbiere, perché anche ad Afragola ormai
proliferano i centri commerciali. Per contro, se è vero che da Napoli in poi si
legge di più, è altrettanto vero che il Nord resta sempre in testa, anche nella
lettura. Benché le statistiche poi rivelino la deprimente realtà di un’
l’Italia unita che prende schiaffi anche in libreria dal resto d’Europa: una
specie di grande Nord, di cui noi italiani, purtroppo, continuiamo a rappresentare
il Sud depresso, pre-Idrolitina.
Che, alla fin fine, abbia ragione Don Procolo ? Da noi, « ‘e libri, nun è che
nun se vendono mò. ‘E libri nun se so’ venduti maie…» . Amen.
Carlo Gambescia
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