Massimo Fini,
tra Sorel e Abatantuono
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« In
Tunisia sono bastati due giorni di manifestazioni, non armate, ma nient'affatto
pacifiche, per cacciare Ben Alì, un dittatore che vi spadroneggiava da ventitré
anni. Sarebbe sufficiente una spallata del genere per abbattere Silvio
Berlusconi. Ma in Italia non si può. Siamo una democrazia, la violenza, anche
minima, è bandita. Basta un cazzotto a Capezzone e siamo già al golpe. Ma qui
si pone una domanda. Che difesa ha, in democrazia, il cittadino quando c'è un
personaggio che l'ha svuotata di tutti i suoi contenuti e proprio grazie a
questo inganno si mantiene al potere?Meditate, suorine democratiche del Fatto,
meditate ».
(Massimo Fini - http://www.massimofini.it/index.php?option=com_content&view=article&id=985%3Aberlusconi-come-mubara%20) )
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Cosa
dire? Che di solito si alza la voce quando si teme di non essere ascoltati.
Infatti, detto tra noi: ma, oggi, chi se lo fila Massimo Fini? Nessuno.
A destra, ha pescato lettori pubblicando cose scritte due secoli fa, e molto
meglio di lui, da Joseph de Maistre. E grazie alla totale incultura di un
ambiente fermo ai Littoriali. Ovviamente attentissimo, il Nostro, a presentarsi come perseguitato
editoriale numero uno. Salvo poi, alla prima occasione, ritornare all’ovile
della grande distribuzione. Lui che predicava e predica tuttora la decrescita e
il piccolo è bello.
A sinistra, lo disistimano dagli anni Ottanta, quale ex socialista destrorso. E
lui ricambia. Ogni tanto ne azzecca una.
Da qualche anno si è messo a fare il Sorel dei poveri… E francamente ce la mette
tutta. Sorel parlava di violenza simbolica, lui il Sorel della Bovisa
invece vuole il sangue.
A dire il vero, è roba vecchia che Fini ricicla, neppure abilmente. Ripetiamo:
mercanzia inizio Novecento tipo guerra igiene del mondo e menate simili. Una
brodaglia culturale che purtroppo ha prodotto dittature, guerre mondiale e
milioni di morti.
Tutti l’hanno capito. Eccetto Massimo Fini. Che insieme all'attore Abatantuono
è rimasto l’unico in Italia a gridare “viulenza!”. Solo che Diego fa ridere,
mentre Fini fa pena. Anche, così dicono, come attore.
Carlo Gambescia
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