Il libro della settimana: Luciano
Lanna, Il fascista libertario. Da destra oltre la destra tra Clint
Eastwood e Gianfranco Fini, Sperling & Kupfer 2011, pp. 256, euro
17,00.
www.sperling.it |
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È
possibile far andare a braccetto Eugenio Scalfari e Alain de Benoist? Il
plutocrate del giornalismo radicale e lo spartano avversario del Pensiero
Unico? No. A meno che non ci sia sotto il tentativo di nobilitare, attraverso
un libro, un progetto politico parassitario. Ora, il libro è quello di Luciano
Lanna, Il fascista libertario
( Sperling & Kupfer), mentre il progetto politico rinvia a Gianfranco Fini.
Sulla natura personalistica dello strappo finiano è inutile sprecare parole.
Soprattutto alla luce del flop milanese.
Che dire invece del libro di Lanna? Che non è un rigoroso saggio di storia
delle idee, visto che la bibliografia secondaria è quasi tutta basata su fonti
giornalistiche. Né, come sfugge allo stesso autore, « un libro di politica» o
di teoria politica, perché, come spiegheremo, privo di qualsiasi valore
teorico. E non è neppure, come lo definisce il volatile prefatore, Luca
Barbareschi, una «cronaca culturale». Perché quando si fa “cronaca” (si pensi a
certi affreschi di Montanelli) non si cerca, una pagina sì e l’altra pure, di
certificare la coerenza delle posizioni politiche di Fini. Sfiorando il
ridicolo, come sull’ immigrazione, dove mai si accenna alla Bossi-Fini. E nelle
Conclusioni, dove in onore
del Fini-Radamès, Lanna si attacca a pieni polmoni alle trombe dell’Aida.
Quanto al fascismo libertario, per tornare sull' inesistente valore teorico del
libro, diciamo che viene ricondotto, all’insegna dell’et-et debenoistiano (ma
leggendo Del Noce al contrario) a un azionismo di destra (buono) che occhieggia
alla sinistra non comunista (buona). Che però non avrebbe radici
illuministiche. Probabilmente si tratta di romanticismo fascista rispolverato e
purificato… Lanna infatti accenna all’ omonimo libro di Sérant, ma in modo
soft. Sapendo benissimo che l’et-et debenoistiano è una cosa, mentre l’aut-aut
azionista-antifascista di Scalfari, principale sponsor del progetto finiano,
un’altra. E così glissa su quei temi, come l’antisemitismo (Arendt) e il feroce
anticapitalismo ( Kunnas e Furet), che avvelenarono il versante dark del
fascismo immenso e rosso: sia a livello di regime che di movimento. Come
provano le Leggi razziali del 1938, poi ribadite a Salò, che libertarie di certo
non furono…
Insomma, il metodo Lanna - visto che altrove si parla di «metodo Perina» -
consiste nelle citazioni e parafrasi, selettivamente aggiustate “in funzione
di”. Prendiamo il caso della Nuova di Destra anni Ottanta. Secondo Lanna,
dietro il progetto tarchiano c’era una «sensibilità nuova» ovvero «per dirla in
positivo, comunitaria e libertaria a un tempo, postliberale e radicata nella
grande cultura del Novecento, dalla vocazione euromediterranea e contraria allo
“scontro di civiltà”, pacifica e solidarista, capace di pensare e declinare una
dimensione del sacro nel rispetto della società secolarizzata, in grado di
ipotizzare un’alternativa nella sfera economica al paradigma utilitarista e al
modello dell’egoismo sociale, attenta alla qualità della vita e all’idea di una
“modernità con l’anima” promotrice di un mondo plurale in cui le specificità
vengano valorizzate e integrate, avversa a qualsiasi forma di imperialismo
culturale e alla logica di esportare la democrazia con le armi fautrice di una
prospettiva inclusiva e aperta di cittadinanza democratica». Perfetto. Siamo
davanti a una bellissima parafrasi - certo, dichiarata - del miglior Tarchi. Ma
di quello antisistemico e anticapitalista. Che c’entra tutto questo con l’
insistente ricerca da parte di Fini di rendite sistemiche e filocapitaliste ?
Giudichi il lettore.
Ma il culmine del metodo Lanna è raggiunto a pagina 131, dove per edificare le
ultime giravolte centriste di Fini, si ricorda che « il 31 maggio 1984,
parlarono allo stesso tavolo Umberto Croppi, Giuseppe Niccolai e Giano Accame
con l’esponente del Psi Antonio Landolfi e, soprattutto, con il giovane
Francesco Rutelli»…
Si noti il «soprattutto». Inutile aggiungere altro.
Carlo Gambescia
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