Perché non siamo d'accordo con Franco Cardini
Boicottare le Olimpiadi cinesi? Sì, grazie
Non siamo d’accordo con Franco Cardini, che
pur stimiamo come medievista. Capita.
Lo storico ha dichiarato di essere contrario al boicottaggio della Cina ( http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17863). Perché, a suo avviso, la storia dimostrerebbe che “le sanzioni” non funzionano. Dal momento che il boicottaggio rafforza la coesione interna e quasi sempre finisce per essere violato. Come studiosi di scienze sociali non possiamo entrare nel merito storiografico ( si dice così?) delle affermazioni di un valente studioso di storia medievale.
Tuttavia Cardini, spiccando il volo, suggerisce di
Lo storico ha dichiarato di essere contrario al boicottaggio della Cina ( http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17863). Perché, a suo avviso, la storia dimostrerebbe che “le sanzioni” non funzionano. Dal momento che il boicottaggio rafforza la coesione interna e quasi sempre finisce per essere violato. Come studiosi di scienze sociali non possiamo entrare nel merito storiografico ( si dice così?) delle affermazioni di un valente studioso di storia medievale.
Tuttavia Cardini, spiccando il volo, suggerisce di
“accettare il dialogo, ma pretendere
chiarezza, trasparenza, cambio di metodi. Pechino prepara la sua vetrina
olimpica ed ha una gran paura che qualcuno gliela sfasci a sassate. La cattiva
fama, l’indice di tutto il mondo rigorosamente puntato contro, la ferma e
severa pretesa da parte della comunità internazionale che quella che sta
apprestandosi a divenire una potenza mondiale cambi metodi e registro.
Denunziare senza tregua, accusare in maniera stringente e documentata senza
stancarsi mai: non dare quartiere a un governo che non aspetta di meglio che il
boicottaggio per giocare alla vittima e puntare sull’indignazione del proprio
paese contro gli stranieri […]. Il boicottaggio sarebbe un ridicolo autogol: e
i primi a soffrirne sarebbero i tibetani”.
E qui, però, non possiamo non dire la nostra. Dal momento
che non si capisce perché “pretendere chiarezza, trasparenza, cambio di metodi”
non possa includere "politologicamente" il boicottaggio delle
Olimpiadi? Che non è un misura "politica" totale, perché non implica,
da subito, quella chiusura “definitiva” e controproducente, così temuta da
Cardini. Ma che invece potrebbe incarnare, per citarlo di nuovo, proprio quell’
“indice di tutto il mondo rigorosamente
puntato contro, la ferma e severa pretesa da parte della comunità
internazionale che quella che sta apprestandosi a divenire una potenza mondiale
cambi metodi e registro”.
Purtroppo in politica, soprattutto internazionale, se ci
si passa l’espressione, le chiacchiere contano meno di zero. Valgono - e
dispiace dirlo - solo i rapporti di forza, nonché il collegamento tra questi e
le finalità da perseguire "politicamente". Di conseguenza, se come
scrive Cardini, lo scopo dell’Occidente è che la Cina , “cambi metodi e
registro” il dialogo, da solo, non può bastare. E perciò va alternato a misure
politiche. Per farla breve: si deve ricorrere alla classica politica "del
bastone e della carota”. Che implica, vista la gravità di quel che sta
accadendo in Tibet, "almeno" il boicottaggio delle Olimpiadi. E in
prospettiva - ma solo in prospettiva - il boicottaggio totale.
Escluderlo il linea di principio, come fa Cardini, significa sostituire Socrate a Carl Schmitt. Come dire: il dialogo filosofico che appaga lo spirito di poche anime elette, al conflitto politico che invece innerva naturalmente e realmente la vita dei popoli.
Escluderlo il linea di principio, come fa Cardini, significa sostituire Socrate a Carl Schmitt. Come dire: il dialogo filosofico che appaga lo spirito di poche anime elette, al conflitto politico che invece innerva naturalmente e realmente la vita dei popoli.
Il che, per dirla sempre in gergo calcistico, non sarebbe
altro che un’invasione di campo (politico) della filosofia.
Carlo Gambescia
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