venerdì 29 febbraio 2008

La morte dei  fratellini Gravina, dal giallo alla tragedia...

 La vera giustizia non  è di questo mondo




Non siamo mai riusciti a seguire, soprattutto in tv, la triste storia dei fratellini di Gravina, conclusasi qualche giorno fa in modo tragico. Probabilmente per una specie di pudore che abbiamo sempre provato verso coloro che soffrono. Di qui la nostra impossibilità, quasi fisica, a ingerire cibo o chiacchierare, davanti a un televisore acceso, dove si parli di delitti e altri fatti di sangue. Eccessivo rispetto per le persone? Forse.
Vorremo però comunque fare una riflessione più generale sulla vicenda, riallacciandoci a quanto ha scritto l’amica blogger Cloro qui: http://www.cloroalclero.com/?p=373#comments. E in particolare partendo da questo suo significativo passo:

“La magna quantità di dati sul delitto, prodotta dalla tecnologia, non riesce a mettere l’umano al riparo dal pregiudizio che ha ragioni profonde e manifesta bisogni che denotano un’inquietudine epocale: il bisogno di capri espiatori, più rassicuranti, quanto più l’orribile è confinabile dentro “una certa” famiglia” In fondo le ragioni del razzismo stanno anche in questi meccanismi da stupidi animali (con l’intelligenza dei parameci, quali siamo) che prevalgono nella nostra compagine sociale in questo periodo storico. I potenti non sono da combattere perchè sono malvagi. Ma perchè contrabbandano stupidità. Che va sempre a svantaggio dei molti.Ci vuole un’evoluzione. L’oltre-umano” [ i corsivi sono nostri].

Ecco “il pregiudizio”. Si tratta di un concetto particolarmente interessante, e ben esplicitato da Cloro. Ma per quale ragione è interessante? E proprio in questo caso?
Perché una povera famiglia è stata subito liquidata, “pregiudizialmente”, come un caso classico di “familismo amorale”. Di riflesso le indagini hanno subito preso una certa direzione nei riguardi di un padre, che non poteva non essere, a sua volta, che un “Padre Padrone”.

Cosicché anche dopo il ritrovamento in fondo a una cisterna dei corpi dei fratellini, polizia e magistratura, nonostante la possibilità di una disgrazia, a questo punto più che evidente, sembra vogliano ancora puntare sulla tesi della colpevolezza, più o meno diretta del “Padre Padrone”… E così ora viene avanzata l’ipotesi che i due fratellini fuggissero dalle violenze paterne , ovviamente “familistiche”.
Crediamo che il compito di chi indaga e giudica debba essere quello di perseguire la verità, anche a prezzo di cadere in contraddizione e dunque di mettersi in discussione professionalmente. Quando è in gioco la vita di un uomo i pregiudizi vanno messi da parte.
Ma quei magistrati e poliziotti ne saranno capaci? O, come fa intuire, l’amica blogger Cloro, la vera giustizia non appartiene a questo mondo?

Carlo Gambescia

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