Gian Marco Chiocci è il giornalista che inchiodò Gianfranco Fini alla croce dorata dell’appartamento di Montecarlo, il Monte Calvario di Fini.
Ieri sera il TG1, di cui è direttore a una cifra che gravita intorno ai 200 mila euro annui (*), ha mandato in onda, non il busto del duce, che alcuni ritengono fosse sulla scrivania di Chiocci ai tempi del “Giornale” (**), ma la lettera di scuse che Mark Samson, l’assassino reo confesso di Ilaria Sula, ha scritto e inviato dal carcere ai genitori della giovane vittima (***) .
All’epoca dei capoccioni della Democrazia cristiana, Chiocci sarebbe stato licenziato su due piedi. Il che era ed è troppo. Però, ecco il punto: vedere il Tg1, la nave ammiraglia della Rai, come si scrive in giornalistese, trasformato in un’ appendice di “C’è posta per te” lascia perplessi.
Si dirà che dai tempi di Bernabei, quello delle gemelle Kessler in calzamaglia nera pesante, l’Italia è cambiata. Certamente. Però dal momento che su tutte le reti Rai la cronaca nera impazza, era proprio necessario invadere in stile Putin anche il Telegiornale delle ore venti?
A dire il vero, da quando è arrivato Chiocci, reporter d’assalto, assatanato di scoop, non è la prima volta che accade. Inoltre, oggi come oggi, è antipatico fare i moralisti.
Però come conciliare il “Dio, patria e famiglia” celebrato dalla destra bacchettona, alla quale Chiocci deve il posto di direttore, con la versione più o meno noir di “C’è posta per te”?
Solo in un modo. Con l’ipocrisia. Vecchia malattia italica: ci si erge a difensori dei grandi valori morali. Dopo di che si chiude un occhio. E qui si pensi allo stato di famiglia di Giorgia Meloni, quella del “sono donna, sono cristiana, sono madre”… Sì, ma more uxorio, come avrebbe commentato l’ufficio legale Rai ai tempi di Bernabei.
Sia chiaro però: il punto non quello di condannare le madri single, eccetera, eccetera. O di velare le cosce delle Kessler. Oggi Elodie va in giro mezza nuda. Perchè privarsi della bellezza, se frutto di libere scelte individuali? Ci mancherebbe altro.
Quel che dà fastidio è l’ergersi a paladini della morale, per poi farsi i cazzi (pardon) propri. Per la serie le regole valgono solo per gli altri…
Ma non è tutto.
La destra alla Chiocci il reato di femminicidio non lo ha mai digerito. E che c’è di più in sintonia con ciò che si pensa ma non si dice, di esibire la letterina di un femminicida che chiede scusa? Una specie di mammoletta ex post… Quindi in controtendenza rispetto alla versione neanderthaliana, più che giustificata ovviamente, delle femministe.
Infine sullo sfondo di un Tg1 cannibalesco, tipo “La vita in diretta”, c’è un’Italia che per un verso non vuole sentir parlare di guerre (“giuste o ingiuste pari sono”, questa la vulgata), mentre per l’altro si nutre in quantità industriali di analitici resoconti televisvi sui delitti più raccapriccianti.
Un’Italia di timorosi guardoni, di gente morbosa senza però sapere di esserlo. Ormai è la normalità. Un pubblico affascinato da una specie di romanzo criminale che va avanti fino a notte fonda. Con le appendici delle letterine, dei pentimenti, eccetera. E cosa imperdonabile: senza aver mai letto una riga di Mario Praz.
Ripetiamo: oggi la normalità è discutere di reperti organici, di rigidità cadaverica, del numero di coltellate inferte e dell’abbigliamento delle vittime, nonché dello standard morale dell’assassino, dei genitori, dei parenti, dei fidanzati e dello zio prete. Con gli avvocati, veri artisti dell’ antilogia, onnipresenti in tv, pronti a dare il colpo di grazia al comune concetto di verità condivisa. Così vanno le cose.
Del resto l’età del pubblico televisivo (altra caratteristica dell’Italia pacifista) è elevata. E si sa, i nonni, 12 milioni in Italia (****), sono sempre nostalgici del buon tempo antico. “Ai tempi nostri non c’era l’assassino seriale”… Sono soddisfazioni…
Un’Italia di vecchiacci affamati di cronaca nera. Ma non solo. Perché tutti gli altri si nutrono di fake news e di complottismo social.
Un’Italiaccia che nel suo insieme non apprezza più il mago Silvan, il mito un tempo dei grandi e dei piccini. Ma adora, ecco il nuovo mito dei grandi e dei piccini, il grand guignol Rai. O come si dice oggi il pulp.
Questa brutta Italia un direttore come Chiocci se lo merita. Come si merita la destraccia ipocrita che lo ha nominato alla direzione del Tg1.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.rai.it/trasparenza/persone/Gian-Marco-Chiocci-ad6199ee-8e72-45ca-a2ca-aa27f65c0167.html .
(**) Qui: https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/12/21/news/reporter-borderline-79453/ .
(***) Qui: https://www.adnkronos.com/cronaca/mark-samson-scrive-ai-genitori-di-ilaria-sula_7uFOrhalGZ3CKQM5Mjislk .
(****) Qui: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/10/02/quanti-nonni-ci-sono-nel-mondo-e-in-italia/