tag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post7906016145261680785..comments2024-03-26T15:20:40.202+01:00Comments on ***carlogambesciametapolitics2puntozero***: Carlo Gambesciahttp://www.blogger.com/profile/10360472530254890693noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post-66248909971134888242016-08-24T12:46:38.597+02:002016-08-24T12:46:38.597+02:00E' vero, non occorre ricorrere al complottismo...E' vero, non occorre ricorrere al complottismo, ma credo che chi vi si appella lo faccia con una sorta di ignoranza per le discipline specialistiche ma presentendo il messaggio che rende gli uomini dei "ventriloqui" come una sorta di messaggio contro l'uomo, che si impossessa di lui al fine di realizzarsi secondo un disegno inumano, se si può dire. I determinismi sociali hanno spesso zelanti esecutori, alcuni incoscienti, altri, forse, coscienti (magari in parte), e questi sono i più inquietanti, soprattutto quando le scelte operate ricadono a cascata su popoli, masse, persone. L'uomo che funge da "interprete" dovrebbe chiedersi o sentire per chi agisce, ma forse svelato il determinismo che lo muove cadrebbe anche il potere che padroneggia per conferimento..forse sto perdendo il filo. In ogni caso non bisogna aver paura di considerare i retroscena degli eventi per quello che sono, spesso l'accordo tacito di gruppi di pochi potenti che ricadono a cascata sugli altri, anche se con l'ipocrisia democratica di considerarli scelte sottoposte alla decisione del mercato o dei popoli ecc. a mio avviso non si possono mai escludere le ipotesi "complottiste" per leggere la contemporaneità, ci vorrebbe però un termine diverso per chiamarle, meno compromesso, perché penso che io e lei ci troveremmo d'accordo: respingiamo i complottismi che dividono il mondo in maniera manichea e assoggettano la lettura politica a una monotona ricerca delle caratteristiche di un piano segreto che si realizza, ma allo stesso tempo non neghiamo che esistano determinismi decisi e realizzati, spesso da piccole elite, con la collaborazione di forze culturali e mediatiche; insomma le strutture sociali, le istituzioni sociali non sono strutture impersonali, al pari delle forze fisiche, e io ritengo che a guidarle ci siano sempre delle intelligenze, umane e non, che non sempre si pronunciano come tali e che in questo tempo, più di altri, rimangono ben celate nei loro veri intenti.<br />Scusami la lunghezza di risposta e il suo ritardo. Comunque la mia formazione è filosofica, sono laureato in tale disciplina a Padova, con tesi sulla coscienza in Plotino, ho letture variegate alle spalle, anche se sono fondamentalmente un dilettante pieno di curiosità, ma con poco metodo. Sono però un estimatore di quella figura geniale e ispirata che a mio avviso fu Rudolf Steiner, molte sue interpretazioni storiche e dei retroscena degli eventi influenzano il mio giudizio, mi impressionano sempre le sue letture in merito ai progetti che animano l’agire anglo-americano, teso verso una sorta di tecnocrazia e un organizzazione umana priva di spirito ecc. <br />Mi approvvigiono anche a suggestioni letterarie distopiche, su tutte ‘Il Mondo Nuovo’ di Huxley o ‘I tre racconti e il racconto dell’anticristo’ di Solovi’ev che mi aprono suggestioni sulla modernità e sulla domanda “dove stiamo andando?”. Andrei avanti a chiederle molte cose, ma torno al lavoro…<br />Un saluto e sempre grazie per l’attenzione<br />Samuele Anese<br />Samuelehttps://www.blogger.com/profile/07950587070449705123noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post-81589532327266711202016-07-21T15:07:16.638+02:002016-07-21T15:07:16.638+02:00Concordo. Non so lei, Samuele, che tipo formazione...Concordo. Non so lei, Samuele, che tipo formazione abbia, filosofica, storica: sicuramente molto valida da come scrive e argomenta. Ora, a differenza delle altre discipline, la sociologia - e parlo dello specifico sociologico - insegna che le istituzioni sociali ( un insieme statico-dinamico di rappresentazioni mentali, comportamenti, atteggiamenti, interessi) assumono forza propria - ecco lo specifico sociologico - e trasformano, volenti o nolenti, gli uomini in ventriloqui di qualcosa (sto semplificando): ora Soros, parla in nome di un certa visione del mondo, e gli viene naturale: l'uomo è il messaggio, e il messaggio la cosa: e la cosa, come dice lei, giustamente, si chiama "approccio liberoscambista": che non è l'idea racchiusa nei libri, ma un corposo universo composto appunto di istituzioni, rappresentazioni comportamenti, interessi eccetera. Tutto qui. Perciò non è necessario ricorrere a ipotesi complottiste :-) Come dire? E' la sociologia (delle istituzioni) bellezza. Sono i determinismi sociali, purtroppo. Sui quali poi si innesca la questione importantissima della libertà umana. Ma questa, almeno per oggi, è un'altra storia. Grazie a lei!Carlo Gambesciahttps://www.blogger.com/profile/10360472530254890693noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post-83912076687405828782016-07-21T12:29:24.002+02:002016-07-21T12:29:24.002+02:00Sono d'accordo, è facile spingere sul liberali...Sono d'accordo, è facile spingere sul liberalismo, quando non ci si sente toccati da alcuna minaccia e anzi l'approccio liberoscambista non ti ha portato che benefici economici, ma, purtroppo per Soros, le comunità nazionali hanno anche la priorità di difendersi. Non vorrei tendere al complottismo, ma certe personalità hanno un ostinata volontà di influenzare, probabilmente condivisa con i loro pari, che ha poco del liberale. In qualche modo lavorano a un disegno, anche se non ne sono i principali artefici, o ne sono ingenui interpreti, e lo fanno spesso con sorprendente volontà e mezzi. Per me il principio liberale vale soprattutto nella cultura e ogni tentativo di seduzione culturale mediante campagne, slogan, pressing mediatici ecc. mi pare indebolisca la coscienza libera del singolo e non vada in direzione di un suo rispetto, perciò mi monta una ribellione e la volontà di legare a queste figure dei simbolismi, forse troppo accentuati. E alla fine, se la minaccia dell'islam radicale è il nemico contro cui combattere, preferisco farlo con a fianco Putin, che almeno non nasconde troppo le sue carte e il suo metodo politico, piuttosto che con queste ambigue personalità "liberali"...forse è un ragionare un po' di pancia.<br />Grazie ancora per la puntuale risposta<br /><br />Samuele Samuelehttps://www.blogger.com/profile/07950587070449705123noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post-36908004877047349202016-07-20T15:25:30.790+02:002016-07-20T15:25:30.790+02:00Grazie a te per la bella e intelligente testimonia...Grazie a te per la bella e intelligente testimonianza. Vado a leggermi l'intervista a Soros. Diciamo, da quel che ne riporti, che il rischio c'è, ma in questo momento le priorità sono altre. Soros, per metterla sul colto (e per evitare svianti ipotesi complottiste) crede nel dolce commercio e nella natura pacificatrice del libero scambio. Ripete la lezione di Montesquieu. Il che è vero, fino a quando però non è il nemico a indicarti come tale, a prescindere. E lì ci si deve battere. Per sopravvivere, e poi tornare a commerciare. E sul punto Montesquieu sarebbe d'accordo con me (noi) e non con Soros. Ricambio il saluto! <br /> Carlo Gambesciahttps://www.blogger.com/profile/10360472530254890693noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4996036693690009279.post-31160235048010592022016-07-20T15:02:07.506+02:002016-07-20T15:02:07.506+02:00Buongiorno Carlo,
"le guerre si vincono sul ...Buongiorno Carlo, <br />"le guerre si vincono sul campo, grazie allo spirito di sacrificio racchiuso nell’ orgoglio dei propri valori." Questa frase racchiude un concetto importante, eppure chiunque di noi al solo pensiero di morire in guerra verrebbe preso da un brivido. Spesso mi stupisco a quello che succede quando muore un militare italiano, addirittura arrivando all'assurdo che si fanno inchieste, si lanciano accuse ai comandi ecc. ecc. Capisco tutto, ma un militare, un soldato, lo mette in conto quando fa questa scelta, oppure è lì solo per la comodità di uno stipendio sicuro? Mistero. A questo punto bisognerebbe andare fino in fondo e abolire gli eserciti, se si segue la logica. Eppure il sacrificio è sempre stato un momento fondativo e di ispirazione, un segno tangibile dell'uomo che va oltre la sua vita terrena per aprirsi a valori più alti del contingente. Sembra che tutti i giornalisti se ne siano dimenticati, immersi in una implacabile rete concettuale di pensieri pacifisti e giusnaturalisti (non so se è preciso indicare così la vulgata dei "diritti umani" inculcata fin dalle scuole inferiori). E' come se non si riuscisse più a dire che la guerra, anche se respinta, è un archetipo sempre presente nell'uomo, anzi, direi, un destino che ritorna perchè legato a una qualche giustizia (o provvidenza).<br />In ultima vorrei aggiungere all'attenzione di Carlo l'intervista di Soros presente oggi sul Corriere della Sera (20/07/2016). Il miliardario parlava della necessità di accoglienza degli immigrati, aveva paura che l'attentato a Nizza rendesse i musulmani di Francia cittadini di serie B e avanti con questi discorsi, voleva che l'Europa stampasse bond, che l'Ucraina venisse protetta dall'Europa ecc. Ma cosa vuole Soros? Ma di cosa si impiccia con i suoi immensi speculati quattrini? Scusa lo sfogo, mi chiedevo se si era imbattuto nell'articolo e cosa ne pensava.<br /><br />Un saluto e sempre grazie per gli articoli stimolanti<br /><br />SamueleSamuelehttps://www.blogger.com/profile/07950587070449705123noreply@blogger.com